Il progetto
Il Progetto
In fondo il compito di una rivista militante è proprio quello di offrire un punto di vista di parte, rigido e unilaterale. Di costruire una prospettiva che consenta ai e alle militanti di posizionarsi correttamente dentro le ambiguità dei processi reali per piegarli alle proprie finalità di rottura. Questo ha fatto finora Commonware e questo continuerà a fare: nella proliferazione di siti, blog e pagine social che affollano l’infosfera, noi proviamo continuamente a offrire la rigidità del punto di vista di parte, collocandolo dentro e contro il confuso deserto del reale.
Con una nuova veste grafica rilanciamo il nostro progetto politico-editoriale attrezzandoci con qualche nuovo strumento, sperimentato durante il lockdown, ad affrontare la fase innescata dalla crisi epidemica. La principale novità è la sezione «video e podcast», resa necessaria dalla trasformazione dei comportamenti, dei modelli di lavoro e di consumo prodotta dalle tecnologie telematiche.
Molta attenzione verrà poi dedicata al nodo della formazione, che per noi fin dall’inizio è stato centrale. Sia chiaro: non si tratta di costruire un’accademia alternativa, ma di produrre soggettività militanti che, al pari della forza lavoro, non si trovano in natura. Di fornire strumenti, metodi ed esperienze per rovesciare lo stato di cose presente.
Nel nuovo sito troveranno inoltre molto spazio le recensioni dei più diversi prodotti culturali selezionati senza problemi di affinità ideologica, perché prima di tutto abbiamo la necessità di scovare nuove armi contro i padroni.
Nella sezione «focus» troverete i nostri approfondimenti tematici. La rapidità della produzione mediatica di notizie e contenuti sulle piattaforme social ha eroso la nostra temporalità autonoma e la nostra capacità di stare dentro e contro il nostro tempo. Corriamo il rischio di inseguire, anche con la nostra pratica politica, le bolle mediatiche – performanti come quelle finanziarie – prodotte dall’infosfera. Scopo dei nostri focus è quindi quello di conquistare una temporalità propria, contro la cronofagia e il presentismo dell’industria dell’informazione.
Sbaglieremo certamente e tante volte, non è questo che ci preoccupa. Il punto è di smettere di guardare al passato e volgere lo sguardo in avanti, verso un’autonomia tutta da scoprire. Per dirla con parole antiquate ma sempre valide: proviamo a passare dal che non fare al che fare.