La bolla terribile: ancora su safe space e woke left

Pubblichiamo l’intervento di Nicola Baldi, che dialoga con lo scritto di Mattia Pagliarulo sui “safe space”. Ci sembra un contributo capace di arricchire il dibattito, in quanto non solo testimonianza diretta di un’esperienza che, seppur protrattasi in ambiente digitale, traccia un profilo dell’economia politica, delle dinamiche e delle tendenze inscritte nella pratica dello “safe space” come essa si è data in ambienti di attivismo culturale e politico di sinistra, ma anche riflessione complessiva sui limiti e sui problemi posti dalla cultura politica della cosiddetta “woke left” (a queste latitudini influenzata a scoppio ritardato da teorie accelerazioniste, transumaniste e intersezionali, e autonominatasi “xenoleft”), per la gran parte importata dai campus universitari della sfera anglofona, in un contesto – approfondito dalla situazione pandemica – in cui larghi settori di composizione giovanile sviluppano la propria formazione, identità e soggettivazione politiche online.
Un compagno mi ha fatto riflettere sui safe space. Pensavo al fatto che tutti quelli che hanno attraversato un certo giro, che sono entrati in Quel gruppo, in Quella bolla, ora hanno un profilo fake per poter dire due piccole stronzate senza trovarsi le crociate in bacheca e vivere senza nessuno che ti insulti per i mesi a venire per una stronzata che hai scritto.
È allucinante. Praticamente voler mantenere un “posto” safe nei contesti “xeno” è la pretesa di estrapolare da quel “posto” tutte le contraddizioni che esistono (notare bene: tendenzialmente il posto è un gruppo facebook, perché fuori da lì il contatto con il mondo è zero, e non è celodurismo ma un dato imprescindibile per fare partire valutazioni su questa "area"). Comunque queste contraddizioni esistono e non spariscono se metti la testa sotto la sabbia, l'unica cosa che puoi fare è emarginare totalmente il colpevole, quello che ha fatto crollare il mondo di cristallo, non rendere in alcun modo safe il posto a chi trovi incoerente, cacciarlo.
Ma quindi chi resta nel safe space se l'essere umano è contraddittorio e incoerente in quanto tale e o si accetta tutto a discapito della safeness o ognuno merita di essere cacciato? Verrebbe da dire nessuno e forse sarebbe la mia speranza. Invece qualcuno ci resta, chi è più agguerrito nel cacciare gli altri, chi riesce a farsi il giro più consistente di automasturbazione, a loro le contraddizioni vengono fatte passare, a un tratto non importa se hai infamato la vicina, se sfrutti ogni canale social “xeno” per guadagnare soldi con il tuo nuovo progettino imprenditoriale, manco se magari hai mezzo sostenuto un candidato PD, non conta più un cazzo, ne hai il pieno diritto e nessuno verrà mai a farti le pulci perché quello che fa le pulci sei te, e chi oserebbe?
Significherebbe avere il castello dei vampiri tutto riversato addosso, con tutto ciò che ne consegue, che poi tra compagni si sa che son cazzate e purtroppo i problemi veri sono altri, però che palle averci quindici persone inferocite di ogni parte d'Italia che ce l'hanno con te perché magari pensi che qualcuno abbia fatto un post da mitomane o perché ti sta sul cazzo il boicottaggio o magari perché la tua esperienza di vita non ti ha mai portato a valutare una questione piuttosto che un'altra.
L'unica cosa che so è che sono stato un coglione, ragazzino disilluso dai suoi contesti di militanza che ha riposto speranza in giri improbabili, in teorie appena arrivate in Italia che nella mia testa pensavo si sarebbero declinate in qualcosa di figo. Alla fine ne è rimasta una casa editrice e svariati gruppi facebook con un giro consolidato e più o meno nascosto di quello che è lo "zoccolo duro" che detta legge su cosa si può e non si può dire, su chi si può e chi non si può criticare, su cosa mina e cosa non mina la safeness dei non-posti della xenoleft e dell'accel.
Negarlo è da ingenui, i nomi li sappiamo tutti e li sappiamo bene, basta poco a vedere i fili più o meno nascosti che connettono svariate persone de “la bolla”. Non so se la gente del giro leggerà questo post, un po' ci spero. Spero invece non lo leggano i compagni, quelli veri, con i quali ho condiviso e condivido contesti di militanza attaccati più alla realtà tangibile che ai gruppetti facebook.
Lo spero perché l'unica reazione possibile sarebbe il meme di Walter White «Jesse, what the hell are you talking about?!» e anche questa parte farebbero fatica a capirla perché i meme e il linguaggio della gente normale, come viene definito chi non milita, sono molto lasciati da parte.
Ecco ciò che mi ha affascinato così tanto della xenoleft: è stato lo svecchiamento dei nostri cavalli di battaglia, il fatto che parlasse le nostre lingue, quella dei compagni e quella dei ragazzini nati con lo smartphone in mano, che avesse i nostri frame di riferimento, con le nostre terminologie e le stronzate che occupano almeno due o tre ore della giornata di tutti, così distante dalla vecchiaia dei compagni, anche di quelli più giovani.
Mi piacerebbe che chi veramente secondo me incide nello spostare gli equilibri si preoccupasse di più del linguaggio di internet, delle sue peculiarità, delle sue stranezze, degli sviluppatori sfruttati, del crunch, dei colossi della tecnologia che non pagano le tasse, del fatto che i nostri nemici oggi sono ricchi perché sanno usare il computer e delegare a una macchina lo sfruttamento degli esseri umani, dei passatempi dei miei coetanei, del sogno di non lavorare, della pirateria informatica che fa fruire a tutti ciò che sarebbe per i ricchi, del fatto che volenti o nolenti la tecnologia occupa uno spazio gigantesco nelle nostre vite indipendentemente dalla classe e di quanto dipenda dalla classe la facilità con la quale si accede a questa tecnologia che è ormai obbligatoria.
In più ho una paura fottuta che domani, quando il mondo veramente sarà automatizzato di un'automazione alimentata dall'incubo estrattivista, noi saremo rimasti profondamente indietro, lasciando dettare per tutto il tempo la linea della discussione a chi difficilmente osa confrontarsi con le contraddizioni reali e orribili del nostro mondo, lasciando di fatto la linea della questione a chi, consciamente o meno, non ha alcun interesse nel sovvertire l'ordine costituito.