From Kenosha with Love

From Kenosha with Love

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Intervista di Achille Marotta a Zenab Ahmed (Kenosha, Wisconsin) sull'ultimo episodio della rivolta Black Lives Matter, razza e classe nella «rust belt», la crisi del ceto medio statunitense e l’ascesa dei gruppi paramilitari di destra.

Come stai? Sei guarita dopo essere stata colpita con un proiettile di gomma?

Sì, è quasi a posto, fortunatamente mi hanno sparato sul posteriore. È buffo, ma è anche una fortuna che sia successo lì, se mi avessero sparato alla spina dorsale o anche al coccige avrei avuto un problema davvero grave, quindi l'evoluzione mi ha guardato le spalle. Milioni di anni di evoluzione hanno condotto ad avere un punto del mio corpo dove è sicuro essere sparati. 
 

Tu sei arrivata a Kenosha giusto pochi giorni prima della sparatoria di Jacob Blake, giusto?

Sì, è stata una grande opportunità per vedere la configurazione fisica della città, ma anche le disparità razziali ed economiche. È davvero sconvolgente quanto cambia passando da un isolato all'altro. Cinque o sei strade separano un’area abitata da una maggioranza bianca ricca da quella che ha poche di queste caratteristiche.

L’eredità della segregazione razziale «non-ufficiale» è forte qui e le conseguenze delle politiche economiche neoliberali sono immediatamente percepibili - il fatto che la spesa nel welfare e nelle istituzioni pubbliche sia stata tagliata, qui ha peggiorato il problema.

Ci sono quindi queste città più piccole come Kenosha che erano comunque segregate razzialmente, nelle quali l’economia neoliberale entra in gioco, così non solo la spesa del welfare si abbassa e le opportunità di istruzione e promozione sociale diminuiscono, ma anche molti forum e istituzioni pubbliche che erano punti d'incontro multirazziali sono stati chiusi in massa.

Tutto ciò aggrava una situazione in cui ogni progresso fatto per tentare di rovesciare la segregazione razziale finisce per fare retromarcia e tornare indietro.

 

Un aspetto nuovo del movimento di quest’anno è stato la sua presenza in contesti maggiormente di carattere rurale, più piccoli e periferici. In che modo il BLM cambia da un contesto come Kenosha (Wisconsin) a posti come Los Angeles e Chicago?

Io penso che un fattore importante che necessita di essere preso in considerazione è l’importanza delle proteste più piccole nei posti più piccoli. Cinquantamila persone che marciano in una grande città è un ottimo risultato, certo, ma quando si parla di piccole aree, dove élites razziste, omofobe e transfobiche ancora detengono molto potere politico ed economico, se anche solo cinque persone protestano nella strada principale di una piccola città di settemila o diecimila persone, questo causa grande scalpore e viene inteso come un segnale locale del fatto che le persone possono immaginare un mondo migliore. Io penso che la vera novità dei movimenti sociali di questo paese sia il fatto che le aree più piccole stanno iniziando a vedere delle spinte serie.

Kenosha ha circa 100.000 abitanti, quindi non vorrei dire che è più piccola di quanto realmente sia, ma rimane una piccola città. Sebbene molte di queste città siano governate da élites liberali, sono comunque caratterizzate da un conservatorismo incontestato, anche a causa del modo in cui città più piccole tendono ad interagire con quelle più grandi: molte persone che si considerano progressiste o di sinistra tendono a gettare la spugna e andare a vivere nelle metropoli..

I progressisti che vi abitano non sentono di poter sfidare il panorama politico della loro area. Le proteste come quelle che stanno avvenendo aiutano a sfidare questa visione e aiutano a gettare le basi per nuovi modelli di politiche locali, il che penso sia ottimo.

 

Qual è il background politico ed economico di queste proteste a Kenosha?

Kenosha è una delle molte città della rust belt americana che è stata considerata inizialmente come porto navale, e in seguito, all’alba del Ventesimo secolo, centro per la produzione di automobili. Un prototipo di automobile a vapore è stato costruito qui nel 1900, ad esempio. Anche le biciclette venivano prodotte qui; si costruivano automobili e camion molto importanti che spesso si mettevano direttamente sulle navi del porto locale. Tra le varie compagnie erano presenti Nash, American Motor Corporation, Hudson, Lafayette, ditte importanti che producevano a Kenosha.

Agli inizi degli anni Settanta, il settore della produzione di automobili statunitense iniziò ad andare in declino e la scena industriale locale si è ridotta a un paio di fabbriche qui e nella vicina Racine County.

Dalla metà degli anni Duemila, l’unico stabilimento attivo era posseduto da Damien-Chrysler - una struttura di proprietà tedesca - e un altro nelle vicinanze, ma non producono più macchine, limitandosi solo ad assemblarne le parti.

Così, durante l’ultima crisi finanziaria, Chrysler ha dichiarato il fallimento e i nuovi proprietari hanno deciso di chiudere le fabbriche a Kenosha e nelle contee vicine. La presidenza Obama è intervenuta nel settore automobilistico con le sue misure di sostegno e di ristrutturazione economica generale seguita al crollo economico del 2008, e i funzionari dell’amministrazione hanno di fatto permesso che questa chiusura avvenisse. Da una parte perché personalmente credevano che le fabbriche avrebbero dovuto chiudere da parecchio tempo vista la loro inefficienza, dall’altra perché il governo avrebbe dovuto iniettare molto capitale per poter permettere di rinnovare le macchine e cambiare la loro catena di produzione con nuovi prodotti che avrebbero invece permesso a molti di quei posti di lavoro di rimanere a Kenosha e nella Racine County.

La ragione per cui sto dicendo tutto ciò è per contestualizzare il fatto che c’è stato molto sentimento di tradimento dopo che Obama ha agito in questo modo. Tenete a mente che il Wisconsin ha votato per Trump nel 2016 e molte persone collegheranno questo con ciò che è successo con Bernie Sanders, che ha avuto un gran successo in Wisconsin, e sostengono che questo aveva prefigurato la vittoria di Trump su Hillary Clinton. Forse c’è un fondo di verità in questo, forse no, ma quello che penso conti molto è il fatto che in aggiunta al declino del settore automobilistico iniziato negli anni Settanta, oltre al persistente risentimento per la firma del NAFTA da parte di Bill Clinton negli anni Novanta, c’era anche una forte sensazione che Obama qui avesse tradito gli attuali e gli ex lavoratori dell’auto.

Anche se questa è una blue city - quindi che vota in maniera massiccia per i democratici - ci sono molte persone qui e in Wisconsin più in generale che sentono in maniera forte il fatto che Obama abbia tradito molti lavoratori e, con questo, che Washington in generale non si preoccupi granché delle persone che lavoravano nel settore dell’auto prima della recessione e che vorrebbero tornare a lavorare in posti di lavoro relativamente ben pagati e ben organizzati nel settore automobilistico.

Ecco di cosa si tratta quando si parla della violenza scoppiata qui.

 

In che modo incide il fattore della razza in tutto ciò?

Ci sono stati sempre lavoratori neri nell’industria automobilistica ed è importante dirlo esplicitamente per la stessa ragione per cui è importante dire che c’erano minatori dell’Asia Meridionale nel Regno Unito. Nell’immaginario collettivo, gli operai delle fabbriche erano bianchi, indossavano quegli elmetti, tornavano a casa dalle loro famiglie ed erano socialmente conservatori, ma nulla di tutto ciò trova riscontro nella realtà. Non fraintendiamoci, il Midwest è piuttosto bianco, ma Kenosha ha una delle più grandi popolazioni nere di ogni città di queste dimensioni nel Wisconsin. E l’industria automobilistica è sempre stata multiculturale, che la gente se lo ricordi o meno.

Per quanto riguarda oggi, voglio rendere esplicito che il tasso di povertà qui e nella vicina Racine County è di gran lunga superiore tra i Neri e i Latinos di quanto lo sia fra le persone bianche.

Bisognerebbe tenere ben presente che anche se c’è una drammatica disuguaglianza in questo paese come in molti paesi ricchi, questa non riguarda tutte le razze allo stesso modo.  I bianchi hanno molte più possibilità di ascesa sociale di qualunque altra persona, così come ne hanno molte meno di arrivare al fondo della scala sociale che non i neri o i brown.

Tutti i cambiamento economici avvenuti nel Midwest ex-industriale negli ultimi cinquant’anni hanno solamente aggravato la situazione. Questa realtà di disuguaglianza tra persone ma anche le specifiche manifestazioni razziali di quella disuguaglianza, unita a una classe media polarizzante, sono tutti fattori che vediamo qui, a Kenosha.
 

Puoi descrivere in che modo si è dispiegata la risposta agli spari della polizia contro Jacob Blake?

La prima cosa che dico è che l’organizzazione locale, qui, affonda radici molto più indietro negli anni rispetto a quanto è accaduto nell’ultima settimana e mezza.

Questo è importante perché dà conto del perché molte persone erano disposte ad uscire e marciare in favore di qualcuno a cui la polizia aveva sparato, con modalità che, probabilmente, dieci anni prima, non avrebbero adoperato.

Le proteste pacifiche, l’organizzazione pacifica e il faticoso lavoro giornaliero di militanza, sono tutte cose importanti per comprendere gli scoppi di violenza come quello avvenuto qui. Queste non sono cose che succedono, devi preparare il terreno, devi fare un sacco di cose per aiutare le persone a sentirsi sicure di poter sfidare l’autorità, dando loro gli strumenti per pensare a come sfidarla.

Quando la polizia ha sparato a Jacob Blake sono state organizzate diverse proteste e quello che è successo è che persone arrabbiate che hanno visto il video di lui colpito semplicemente si sono aggregati alle proteste. Lui è stato colpito domenica pomeriggio, e io penso che la polizia domenica notte abbia fatto un errore e reagito in maniera spropositata, usando i gas lacrimogeni contro tutti quelli che marciavano verso il tribunale. E così per un paio di notti è andata avanti in questo modo. Gas lacrimogeni, proiettili di gomma, attrezzatura antisommossa. 

Dopo un paio di giorni, è stata chiamata la Guardia Nazionale, prima 150 agenti e poi 450; dopodiché Trump ha mandato delle auto senza targa piene di Agenti Federali, che andavano in giro e prendevano la gente dal marciapiede durante il coprifuoco. 

Nella notte di martedì, un membro di una milizia che ha fatto una chiamata per una manifestazione il martedì, ha ucciso due persone e ne ha ferita una, prima che un paio di persone provasse a togliergli di mano l’arma. Quelle milizie erano in città per proteggere gli affari e le attività a causa dei saccheggi e degli incendi dolosi avvenuti prima di allora. Nelle notti di mercoledì e giovedì c’è stata una folla più ridotta e il tono era molto differente, in parte perché la polizia antisommossa non c’era più e poi perché c'è stata una drastica riduzione della presenza della polizia in generale.

 

Come potresti descrivere la composizione che ha partecipato alle proteste?

La ribellione a Kenosha è un’estensione delle ribellioni di maggio, senza quelle esperienze non sarebbe andata cosí. Per quanto riguarda la composizione dei manifestanti, chiaramente molti di loro erano giovani, molto più giovani di me, il che mi ha fatto ricordare quanti anni ho. C’era un buon numero di bianchi, molta gente è venuta da fuori città, e c’era anche una presenza significativa delle chiese locali e dei militanti che sono molto più avanti con l’età. Comunque c’erano persone di tutte le fasce d'età. C’erano molti giovani, ma questo non vuol dire che i giovani siano più avanzati politicamente su questi problemi, penso che ragionare in questi termini sarebbe un errore.

 

Hai parlato della contromobilitazione armata a Kenosha. Quali erano i gruppi principali che hanno partecipato?

La Kenosha Guard - un’organizzazione paramilitare locale - ha pubblicato una richiesta per far andare la gente a Civic Square Park. Loro sono quasi tutti bianchi di ceto medio, in gran parte vengono dalle periferie e sono venuti da altre parti del Wisconsin, ma anche dall’Illinois e da altri stati ancora. Probabilmente c’erano anche i Boogaloo Boys e gli Oathkeepers, ma è difficile dirlo a vista. Spesso gli individui che fanno parte di vari di questi gruppi si organizzano attorno a delle piattaforme specifiche. Buona parte della loro politica gravita attorno al diritto di portare le armi d’assalto e la protezione del secondo emendamento della costituzione americana, il che tende ad attrarre la sezione reazionaria della piccola borghesia di questo paese. Pensano la violenza armata come un mezzo per proteggere la proprietà privata che si estende logicamente all’ossessione nei confronti di un concetto specifico di «libertà», che era al centro della fondazione di questo paese.


E per quanto riguarda la figura di Kyle Rittenhouse, il diciassettenne che ha ucciso due manifestanti?

L’altro giorno qualcuno si è arrabbiato con me quando ho detto che Rittenhouse è un bianco di ceto medio, perché, dicevano, ha avuto una vita difficile, non ha finito il liceo, e pare anche che abbia dei precedenti. Ma quando dico che qualcuno fa parte del ceto medio, questo non vuol dire che è ricco e di successo. Rittenhouse è chiaramente uno che è cresciuto in una parte conservatrice di una comunità di periferia dove gli sono state insegnate delle idee molto specifiche riguardanti la fiducia nelle istituzioni, il patriottismo e altri aspetti della vita sociale che si sono prestate organicamente a questa idea che non solo è un suo diritto portare un’arma automatica d’assalto, ma che possedendo e portando quest’arma sta di fatto proteggendo anche i diritti degli altri.

 

Che effetti hanno avuto le sue azioni sul movimento?

È stato un ostacolo enorme. Ha mostrato che si possono uccidere i manifestanti senza problemi e Rittenhouse probabilmente diventerà un martire della destra. Un’altra cosa è che tutto questo ha fatto paura alla gente, ha completamente fermato la spinta delle proteste. E questo fatto in sé si ritorcerà contro il movimento, perché ha dimostrato che con i manifestanti bisogna essere duri e decisi. Questo influenzerà non solo Trump, ma anche le politiche autoritarie locali, e porterà ad una polarizzazione ancora maggiore.

 

Su Commonware si è parlato del concetto di «ceto medio in crisi di mediazione» per spiegare certi fenomeni politici, come le soggettività «neo-populiste» e complottiste, ma anche movimenti di sinistra come quello che ha circondato Bernie Sanders. Come si svolge questo processo negli Stati Uniti?

Penso che che quel processo si stia sviluppando sia a sinistra che a destra. Molti dei manifestanti che combattono la polizia fanno parte loro stessi di un ceto medio che si trova in difficoltà e cerca nuovi progetti politici da assumere. Ma se vogliamo parlare in particolare delle milizie di destra, il che penso sia importante, c’è un punto centrale da evidenziare.

Prima ho fatto cenno alla fondazione di questo paese e al concetto specificatamente americano di «libertà», a cui fanno riferimento questi gruppi. C’è da notare che, nonostante sia nato da una presunta rivoluzione, il progetto politico statunitense è cresciuto da una tendenza politica inglese che vedeva la rivoluzione come qualcosa di necessario per prevenire un’altra rivoluzione «peggiore». La tradizione inglese di cui parlo emerge dalla Guerra Civile inglese e dalla rivoluzione del 1688, che ha influenzato la coscienza rivoluzionaria americana molto più di quanto non venga ammesso, e ha galvanizzato l’idea per cui la Corona inglese avesse esagerato e che la rivolta fosse l’unico modo per evitare un’azione troppo dirompente e per proteggere l’espansione coloniale verso la frontiera occidentale.

Questa tendenza nella politica statunitense è cambiata poco negli ultimi 250 anni, anche se tutto il resto è cambiato molto. E penso che bisogna tenerla in mente quando si parla dei gruppi armati, che rivendicano liberty, non freedom. La liberty è un rapporto istituzionale mediato dalla proprietà e dai soldi che possiedi, ma anche dalla tua capacità di proteggere il tuo pezzo di terra o la tua azienda. Alla fine dei conti la liberty deve essere protetta dall'intrusione del Governo, e questa è un’ansia costante nell’esperienza americana, perché la rivoluzione originale era contro il comportamento dirompente del governo e contro la nozione che le colonie potessero essere regolate.

Dico tutto questo perché so che può essere facile credere che questi gruppi siano nichilisti oppure che il loro sia solo un progetto politico di supremazia bianca o qualcosa di contrario agli Stati Uniti stessi. A parte il fatto che il nazionalismo bianco è un’espressione dello spirito di questo paese, questi gruppi paramilitari e insurrezionali di destra sono molto più vicini alla visione dei Founding Fathers di quanto lo sia uno qualsiasi dei gruppi di sinistra. Alcune persone lo trovano difficile da ammettere, ma è necessario capire questo fatto.
 

Un’altro aspetto centrale dell’esperienza storica del ceto medio americano è stata la razza bianca. Già un secolo fa W.E.B. Du Bois parlava del «salario psicologico» percepito dai lavoratori bianchi e come questo faceva da cuscinetto alla lotta di classe, ma si parla anche di altri benefici materiali come l’accesso al credito, alla proprietà di casa e cosí via. Pensi che la presenza di questo numero elevato di bianchi nel movimento BLM sia anche un’espressione di un ceto medio bianco in crisi, alla ricerca di nuove forme politiche al di fuori dal «privilegio bianco»?

Cazzo, spero proprio di si! La bianchezza (whiteness) è una cosa molto fragile. Viene spesso compromessa in modo sorprendente, in particolare  per quanto riguarda la posizione di classe e l’idea di «white trash». Negli Stati Uniti non è che puoi smettere di essere bianco da un giorno all’altro, però c'è molto lavoro dietro alla costruzione specifica e istituzionale dell’identità bianca. Far parte di un ceto medio ne è una parte determinante, ma lo sono anche una serie di sensibilità - l’educazione, la repressione sessuale, i modi di fare e i comportamenti «corretti» - tutto questo ha un valore se vuoi essere un bianco in questo paese, e soprattutto se vuoi essere un «bravo» bianco di successo. L’essere bianchi non colpisce tutti allo stesso modo. E penso che queste proteste hanno un potenziale di essere un momento di speranza, in cui gli individui hanno la possibilità di rivalutare la loro interazione con la razza e il loro investimento nell’essere bianchi come progetto razziale. Certo, non smettono mai di essere bianchi, però in un certo modo possono smettere di rafforzare la razza.

 

Zenab Ahmed è una giornalista freelance, editore e studente di dottorato alla SOAS, University of London. Si occupa di politiche del corpo sul confine Afghano-Pakistano, ma anche di filosofia ed economia islamica in generale. Può essere seguita su Facebook e Twitter.


 

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